April 19, 2024

Cosa occorre per aprire un conto bancario a Singapore?

Cosa occorre per aprire un conto bancario a Singapore?

Investire il denaro oltre confine è una buona idea, così come avviare un’attività all’estero, ma ci sono alcune regole da conoscere per poter procedere senza intoppi. Molte persone hanno deciso di aprire un conto a Singapore, ma è opportuno considerare con attenzione vantaggi e svantaggi, informandosi sulla procedura prevista. Infatti, gli expat vengono sottoposti a rigorosi controlli per evitare che possano introdurre nella città-stato capitali derivanti da attività illecite. Il governo locale combatte i finanziamenti al terrorismo e il riciclaggio di denaro. Ciò significa che gli istituti di credito richiedono molti documenti e la burocrazia è alquanto complicata. Nulla di impossibile, ovviamente, ma per agire con consapevolezza e prendere la decisione convintamente, bisogna sapere a cosa si va incontro e mettere tali aspetti in relazione ai benefici che si ottengono dall’apertura di un conto corrente in una banca dell’isola, specialmente per la propria società. Vanno tenute in considerazione tutte le alternative possibili, restando sempre tra i paradisi fiscali (approfondisci sul sito: https://danielepescaraconsultancy.com/aprire-conto-corrente-a-singapore/).

L’apertura del conto e i documenti richiesti

Coloro che vogliono aprire un conto a Singapore per la loro società devono prepararsi a produrre una certa mole di documenti. Si tratta di rispondere a requisiti validi per tutti gli istituti di credito del Paese, a cui potrebbero aggiungersi ulteriori richieste specifiche della banca scelta. È bene ricordare che le norme riferite agli expat sono più severe. Bisogna produrre la prova che l’impresa esiste veramente ed è operativa, quindi servono indirizzo e dati del domicilio di azionisti, ditta, amministratori, beneficiari e dirigenti. A tali elementi si aggiungono la copia di statuto e atto costitutivo, le risoluzioni del consiglio d’amministrazione, il planning aziendale, un report sulle attività commerciali in programma, la visura camerale, un elenco di fornitori e clienti e un documento previsionale sulle attività e le transazioni da effettuare con l’istituto di credito. I funzionari possono volere gli originali da visionare oppure copie autenticate. A fronte di una procedura complessa, ci sono alcuni vantaggi come l’opportunità di usare più valute e di fare transazioni in entrata e uscita con tutto il mondo. Non ci sono particolari limitazioni, tuttavia vengono applicati vari costi, ovvero commissioni importanti su assegni, tenuta conto, operazioni internazionali e così via. Ovviamente, tutto quanto prodotto viene esaminato attentamente dagli incaricati della banca prima di concedere l’apertura del conto corrente. Sono quindi necessari alcuni giorni, prima di avere l’esito e di iniziare, se non vi sono elementi ostativi, a operare. Generalmente, serve un deposito minimo.

I consigli degli esperti

Le motivazioni per voler investire il proprio denaro all’estero e di trasferire la società possono essere tante, ma in molti casi le ragioni sono riconducibili al Fisco e alla sua pressione. Se si vuole sfruttare il paradiso fiscale asiatico, è bene sapere che Singapore ha sottoscritto l’accordo con molti altri Stati aderendo allo scambio internazionale di informazioni fiscali. Ciò significa che l’Agenzia delle Entrate italiane viene immediatamente a sapere dei capitali esportati sull’isola. Gli istituti di credito della città-stato applicano procedure lunghe e impegnative, inoltre con la trasmissione delle notizie si permette all’Italia di avere notizie sulle attività svolte in quel contesto e avere la collaborazione delle autorità qualora non siano state rispettate le leggi in materia di tasse. Si traduce con azioni legali volte a bloccare e recuperare i fondi. Non va dimenticato che le banche locali impongono colloqui di persona per i futuri correntisti, quindi bisogna garantire la propria presenza in loco. Prima di aprire un conto a Singapore, è opportuno affidarsi a un professionista del settore e valutare le alternative possibili, come ad esempio Dubai, che offre protezione del patrimonio e garantisce la riservatezza assoluta. Nell’emirato non vi è la prassi di comunicare i dati dei correntisti agli altri Stati, quindi il denaro rimane al riparo dallo sguardo del Fisco italiano.